L’area si colloca nell’estremo lembo Nord – Occidentale del sistema collinare delle Langhe vantando un’estensione di 3.051 ettari di territori fulcro della produzione del vino Barolo. Nove sono in tutto le aree comunali che possono avvalersi delle qualità necessarie alla coltivazione del vitigno Nebbiolo, dal quale, a seguito di un lungo periodo di affinazione in barrique, si ottiene il vino Barolo la cui particolarità gli è valsa una fama oramai di livello internazionale. I comuni della “Langa del Barolo” sono: Barolo, Castiglione Falletto, Diano d’Alba, La Morra, Monforte d’Alba, Novello e Serralunga d’Alba. Il pregio internazionale del vino Barolo non si lega esclusivamente all’unicità del suo ciclo produttivo ma discende anche da una lunga tradizione storica che gli valse, nel corso del XIX secolo, il titolo di ambasciatore della Casa Reale dei Savoia nelle corti d’Europa.
Il paesaggio che caratterizza la “Langa del Barolo” è un paesaggio prevalentemente monoculturale, i vigneti si estendono con continuità sui pendii dei versanti collinari, intervallati qua e là da borghi di impianto medioevale dai quali spesso si ergono imponenti castelli. Il binomio che nasce dall’accostamento “vigneto – castello” contribuisce a rendere questo paesaggio unico e le architetture difensive diventano icone di un panorama collinare incomparabile. Numerosi sono i luoghi connessi alla produzione del Barolo, ne sono esempio le aziende vitivinicole storiche, la cui fondazione risale ad un tempo oramai a noi lontano, che hanno posto le basi per la creazione di un prodotto così singolare nel suo essere. Si citano i possedimenti della Tenuta Fontanafredda, appartenuti alla casa Reale dei Savoia, e le proprietà della Famiglia Falletti di Barolo.
L’area comprende i territori storicamente favorevoli alla coltivazione del vitigno Nebbiolo, da cui si produce il vino rosso a lungo invecchiamento denominato Barolo, uno dei prodotti enologici piemontesi dal consolidato prestigio internazionale.
Nell’area sono presenti numerosi luoghi del vino relativi all’intera filiera produttiva del Barolo, tra cui spiccano aziende vitivinicole di storica fondazione che hanno contribuito alla nascita e sviluppo di questo vino, quali le proprietà della Famiglia Falletti di Barolo e i tenimenti di Fontanafredda appartenuti alla casa Reale dei Savoia.
Il castello rappresenta una testimonianza unica per la storia della viticoltura piemontese.
Nel corso del XIX secolo, il castello venne acquistato dallo statista Camillo Benso Conte di Cavour che curò in prima persona le sperimentazioni sulla qualità dei vini che divennero successivamente i maggiori vini rossi piemontesi.
Il castello, sentinella del borgo di Grinzane Cavour, si erge da un poggio rilevato dal crinale compreso tra il comune di Diano d’Alba e la valle del fiume Talloria presso Gallo d’Alba. Il reperimento di informazioni circa la “posa della prima pietra” risulta assai difficile a causa delle scarse informazioni che si trovano sui trattati storici. Secondo molti storici la costruzione del nucleo originale, costituito dalla torre centrale a base quadrata, risalirebbe al XIV secolo. Il castello si articola a nord con un complesso costituito da un palacium parallelepipedo ed a sud con un’altra manica caratterizzata dalla presenza di torrette pensili.
Attualmente, il castello e la sua collina rappresentano un polo d’eccezione per la conoscenza e la valorizzazione della cultura vitivinicola dell’intero comprensorio di Langhe-Roero e Monferrato ospitando infatti la prima Enoteca Regionale del Piemonte e uno dei più completi musei etnografici di tradizione vitivinicola della regione.
Il vigneto ai piedi del castello costituisce un importante centro di ricerca e sperimentazione sul patrimonio viticolo piemontese e presenta una delle collezioni di vitigni più ampie a livello europeo.
“Le colline del Barbaresco” sono una componente presente sempre nel territorio delle Langhe, nei pressi del fiume Tanaro. Sono stati selezionati i comuni di Barbaresco e Neive come esempi significativi di rappresentazione del sistema produttivo, culturale e paesaggistico del Barbaresco docg.
Il borgo di Barbaresco è un insediamento di epoca medioevale sviluppatosi in una posizione dominante rispetto al fiume Tanaro. Inserita in questo pregevole borgo si erge, con i suoi 36 m di altezza, l’imponente Torre sopravvissuta alla distruzione che ha invece interessato il castello medioevale. Contesa per secoli dai comuni di Alba ed Asti per la sua posizione strategica, costituisce oggi uno dei più importanti riferimenti visivi di tutto il comprensorio di Langhe – Roero e Monferrato avvalendosi anche del titolo di torre medievale più grande del Piemonte.
L’area selezionata rappresenta il cuore della produzione del vino Barbaresco che assieme al vino Barolo compongono il palinsesto dei più famosi vini rossi d’invecchiamento apprezzati a livello internazionale. Così come il Barolo anche il Barbaresco viene vinificato in purezza dalle uve di Nebbiolo.
Sono presenti sul territorio 87 aziende vinicole, tra cui si ricorda la cantina sociale dei Produttori di Barbaresco, oltre a luoghi adibiti più alla distribuzione del prodotto finito come l’Enoteca regionale del Barbaresco.
L’eccellenza del vino Asti Spumante viene rappresentata a pieno da questa componente. Si tratta di un territorio che rende inconfondibile il paesaggio che lo circonda, grazie alle distese di vigneti curati e plasmati nel corso degli anni dal lavoro dei contadini.
È in questo luogo che, grazie ad un continuo miglioramento delle tecniche di coltivazione e lavorazione del vitigno Moscato Bianco, si è dato il via alla storia dei grandi vini spumanti italiani.
Fu, nel lontano 1895, il professore enologo piemontese Federico Martinotti ad applicare per primo il nuovo metodo di vinificazione da cui si ottiene tale vino; si trattò di un primo importante passo verso l’avvio della produzione di spumante piemontese che fu seguito da un continuo affinaggio delle tecniche, tra cui si ricorda l’apporto dell’enologo francese Charmat, che ha portato all’ottenimento dell’attuale pregiato prodotto.
La città di Canelli viene presa come pietra miliare di questa componente per il fondamentale ruolo giocato nell’evoluzione dell’Asti Spumante.
Comune di impianto medioevale, si compone di una porzione detta Villanova, sorta intorno all’antica struttura fortificata, e del borgo, formatosi per stratificazioni successive attorno all’antico castello medioevale.
Le architetture dell’area di Canelli sono una testimonianza della capacità di adeguare i luoghi alle trasformazioni ed alle esigenze del ciclo produttivo vitivinicolo. Proprio all’interno del Comune si avviò nella seconda metà dell’Ottocento la ricerca di Martinotti: all’interno di spazi chiamati volgarmente “Cattedrali Sotterranee”, si avviarono le prime spumantiere del comprensorio. Si tratta di ampi spazi sotterranei, caratterizzati da ambienti voltati con mattoni faccia vista, che devono la loro forma e distribuzione degli spazi ai procedimenti di lavorazione del vino spumante.
La componente “Nizza Monferrato e il Barbera” si colloca nell’Alto Monferrato, nella sua core zone rientrano porzioni dei comuni di Montegrosso, Mombercelli, Agliano Terme, Castelnuovo Calcea, Vinchio, Vaglio Serra e Nizza Monferrato.
L’area situata nella Provincia di Asti è stata selezionata all’interno del territorio del vitigno Barbera, varietà coltivata da oltre 500 anni nel territorio piemontese, racchiudendo nel suo perimetro la porzione territoriale più significativa del sistema produttivo, culturale e paesaggistico della D.O.C.G. Barbera d’Asti.
In questo contesto si inserisce la città di Nizza Monferrato considerata la capitale del Barbera dal punto di vista commerciale e promozionale, da sempre fondamentale anche grazie alla sua posizione strategica rispetto alle provincie di Asti e Alessandria.
All’interno del distretto sono presenti numerose testimonianze legate alla cultura contadina e del vino. Il Museo delle Contadinerie e delle Stampe Antiche Bersano è uno di questi luoghi, voluto da Arturo Bersano, a partire dal 1950, per raccogliere le testimonianze più sofferte ed allo stesso tempo gioiose della cultura enoico-contadina. Ancora oggi riconosciuto come museo del “saper fare”, con la sua collezione di attrezzi da lavoro in vigna, racconta una storia che parla di evoluzione di tecniche e di saperi nella produzione del vino.
La componente “Nizza Monferrato e il Barbera” conta 880 vigneti coltivati prevalentemente a Barbera, 229 aziende vitivinicole specializzate nella produzione del vino Barbera D.O.C.G., una cantina cooperativa di Vinchio e Vaglio Serra ed infine l’Enoteca Regionale di Nizza.
L’area in questione comprende otto centri urbani d’altura caratteristici per l’uso diffuso della “Pietra da Cantoni”, un’arenaria presente unicamente in questa porzione di territorio, nel bacino collinare di Langhe – Roero e Monferrato.
Tali strutture, site al di sotto delle comuni abitazioni e utilizzate per la conservazione delle bottiglie, costituiscono delle vere opere d’arte nate dalla tradizione contadina e dalla perizia di mastri cantonieri, divenendo così la testimonianza di quel “saper fare” di una tradizione passata tramandata attraverso questi manufatti sino ai giorni nostri.
Il sito “Il Monferrato e gli Infernot” comprende anche al suo interno l’ecomuseo dedicato alla lavorazione della “Pietra da Cantoni” e le due maggiori cave, oramai inattive da diversi anni, da cui si estraeva in origine il materiale di partenza.
Il vitigno principale di questo territorio resta sempre il Barbera, vinificato principalmente come Barbera del Monferrato diverso dalla Barbera d’Asti per le differenti tecniche di vinificazione con cui si ottengono i due vini rossi.