DEFINIZIONE. Paesaggio legato alla presenza e alle trasformazioni che l’uomo ha impresso sul territorio. Nel paesaggio vitivinicolo questo aspetto è connesso alla storia socioeconomica e agli episodi legati alla pratica e alla produzione del vino. I “luoghi del vino” fanno riferimento all’intera filiera vitivinicola, a partire dalla fase agricola a quella di produzione, conservazione e distribuzione. Si tratta di architetture di vario genere, luoghi preposti alla produzione del vino collocati in edifici preesistenti già realizzati per scopi agricoli o nei locali interrati di residenze signorili e complessi religiosi, castelli e palazzotti nobiliari, monasteri dove storicamente venivano conservate le derrate alimentari e, al contempo, si lavoravano le uve per una produzione vinicola a vasta scala.
Il Castello dei Marchesi Falletti ospita oggi l’Enoteca Regionale del Barolo e il WiMu (Wine Museum); la prima, costituita nel 1982, rappresenta oggi un’ampia vetrina della produzione vinicola degli undici Comuni che costituiscono la zona d'origine del vino Barolo. Il secondo nasce nel 2010 come spazio museale il cui allestimento rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso la cultura e la tradizione del vino.
L’Azienda Marchesi di Barolo è stata avviata dai Falletti grazie alla marchesa Juliette Colbert e si trova nel borgo di Barolo in un edificio prospiciente il Castello. Le cantine, nelle quali sono state affinate le tecniche enologiche fino a rendere il barolo uno dei vini più pregiati a livello internazionale, sono ricavate nella cosiddetta “palazzina” sfruttando la pendenza del terreno.
Il castello rappresenta una testimonianza materiale di estrema importanza per la storia della viticoltura piemontese in quanto, nel corso del XIX secolo, il castello appartenne a Camillo Benso Conte di Cavour che curò le prime sperimentazioni in campo enologico legate alla ricerca di qualità di quelli che poi divennero i maggiori vini rossi piemontesi. Attualmente il castello ospita la prima Enoteca Regionale del Piemonte e uno dei più completi musei etnografici di tradizione vitivinicola della regione (Museo delle Langhe).
I crutin sono delle stanze collocate sottoterra localizzate principalmente all’interno della componente 5 “Canelli e l’Asti Spumante”. Storicamente nascono come cisterne per l’acqua o per la conservazione del ghiaccio; ma la loro forma così come la collocazione, risultano idonee ad assicurare un’umidità e un clima costante per la conservazione del vino imbottigliato.
Sede della Cantina comunale dei vini e del ristorante omonimo. Per accedere al crutin si percorre una scala coperta con volta a botte in laterizio che conduce a due ambienti comunicanti, le cui pareti ospitano le bottiglie dei produttori locali.
Il crutin del teatro è stato recentemente scoperto in occasione dei lavori di recupero del palazzo che ospita il teatro comunale. L’accesso avviene da uno dei locali posto al livello inferiore del teatro stesso, e una scala conduce alla quota del crotin, le cui pareti sono scavate nel tufo, mentre il pavimento è in terra battuta.
Gli Infernot sono piccolo vani ipogei scavati nel materiale lapideo (la Pietra da Cantoni) che caratterizza il sostrato geologico di una specifica parte del Monferrato, utilizzati per la conservazione domestica delle bottiglie.
Infernot di ragguardevoli dimensioni (circa 22 mq) ripartito in due camere collegate da un corridoio in cui sono ricavate nicchie portabottiglie. Le nicchie sono realizzate in gran parte con laterizio e l’ingresso avviene dalla cantina dopo aver percorso pochi gradini.
Ambiente adiacente alla cantina da cui è separato da un solo gradino, è costituto da tre camere con piante diverse. Le stanze sono collegate da scale irregolari e variabili in larghezza; ci sono nicchie e piani d’appoggio dalle forme e dimensioni diverse, destinate alla conservazione delle bottiglie.
L’Infernot si trova circa 5 metri al di sotto del piano della strada e presenta una doppia camera con piante di diversa forma, trapezoidale e ovoidale collegate da un’anticamera, sulla quale convergono due rampe di scale che conducono a scantinati diversi.
L’infernot, interamente scavato nella pietra da cantoni, è costituito da un unico ambiente a forma circolare, a cui si aggiunge un’ulteriore cella collegata con un piccolo cunicolo.
L’infernot si trova nel complesso di fabbricati costruiti intorno alla piccola chiesa della Madonna delle Grazie attualmente di proprietà privata. Si tratta di un ambiente ricavato alla quota di 4 metri sotto il piano del cortile a due camere collegate da una lunga scala ad un’unica rampa.
Le tenute viticole dell’azienda costituiscono un’antica proprietà della casa regnante dei Savoia. Si tratta di diversi ambienti dedicati alla vinificazione. Attualmente lo spazio, esempio di archeologia industriale di fine Ottocento, oltreché uno dei luoghi storici del Barolo, è adibito a barricaia, scenografica per la distribuzione circolare delle barrique, in un ambiente con murature in laterizio a vista.
Fondata a Serralunga d’Alba nel 1870, è un esempio di casa viticola a gestione familiare profondamente radicata nel territorio e connotata da una continuità produttiva che perdura da oltre 150 anni. La ditta Cappellano è ricordata per aver inventato il barolo chinato, la cui ricetta originale è ancora oggi un segreto trasmesso di padre in figlio da ormai 5 generazioni.
Piccolo museo enologico privato fondato nel 1971 da Ratti a La Morra e dedicato alla filiera produttiva del vino raccontata attraverso gli strumenti del viticoltore e del cantiniere.
L’azienda è legata alla figura di Renato Ratti, enologo albese che fu tra i primi a intuire l’importanza delle sottozone per la produzione vinicola del barolo e a introdurre quindi il concetto di cru. Nel 1965 acquistò la prima vigna nella località di Mercenasco, ai piedi dell’abbazia dell’Annunziata (La Morra) e iniziò la produzione di barolo utilizzando soltanto le uve provenienti da un singolo vigneto.
L'Enoteca nasce nel 1986 su iniziativa della Regione Piemonte volta al sostegno del recupero di edifici storici, della diffusione della cultura del vino e della valorizzazione delle denominazioni doc e docg esistenti. Originariamente gli spazi erano destinati alla chiesa di San Donato affacciata sulla piazza principale del paese.
Fondata nel 1859, il filo conduttore di questa azienda è il vino di alta qualità; a questo obiettivo puntò in modo particolare Angelo Gaja, tris nipote del fondatore e attuale proprietario, a cui si legano i primati dell’abbattimento della resa per ettaro, del controllo della temperatura di fermentazione, dell'affinamento in barrique e dell’uso di tappi molto lunghi, allo scopo di conservare più a lungo il vino in bottiglia.
La sede di questa piccola azienda vitivinicola a conduzione familiare si sviluppa all’interno di uno tra i palazzi più antichi di Neive (XVII secolo), appartenuto ai Conti Cotti Ceres e Scurzolengo. La cantina ospita tuttora le operazioni di vinificazione divise tra i diversi ambienti interrati che costituiscono un esempio del tutto eccezionale della grande perizia tecnica usata dalle maestranze locali per questo genere di architetture.
Il Museo è voluto da Arturo Bersano a partire dal 1950 per raccogliere le testimonianze più sofferte ed insieme più gioiose della civiltà enoico-contadina. È diviso in due sezioni: quella delle contadinerie” e quella delle raccolte di stampe.
La Tenuta è considerata una delle più belle del Monferrato grazie alla spettacolarità delle dolci e maestose colline sopra cui si stagliano due gruppi di cipressi centenari, divenuti il simbolo di questo luogo. Oltre ai pregiati vigneti, la tenuta ospita il parco artistico “Orme su La Court” ideato per rendere omaggio al Barbera e per offrire spettacoli artistici e culturali.
La ditta Fratelli Gancia, riconosciuta tra le più antiche imprese industriali italiane, nasceva ufficialmente nel 1850, e si stabiliva dal 1860 a Canelli. Esempio di “cattedrale sotterranea” i cui piani interrati, suddivisi in locali accessori alla produzione e cantine per l’invecchiamento dei vini, corrono per centinaia di metri senza soluzione di continuità nel sottosuolo.
Esempio di “cattedrale sotterranea” i cui spazi interrati molto suggestivi sono caratterizzati dalla successione di volte a vela intervallate da archi di scarico, in mattoni a vista, con tessitura a spina di pesce; le volte hanno conservato il foro centrale, che consentiva il passaggio delle uve o anche delle bottiglie dal piano superiore a quello inferiore.
Fondata a Canelli nel 1867 da Giuseppe Contratto, è dotata di una galleria (galleria Sempione), scavata nel fianco della collina di Canelli, un vero e proprio sancta sanctorum del vino.